Prove scientifiche dimostrano che lo sport del calcio risale alla Cina del II e III secolo aC Durante questo periodo, chi giocava aveva una palla piena di piume. Il fuorigioco viene chiamato nel momento in cui la palla viene passata. Nel corso della sua storia l’Inter ha sfoggiato anche divise speciali, realizzate appositamente per particolari sfide o ricorrenze. La dirigenza del club, infatti, mirava a ottenere «un’identificazione tra squadra e storia della città», andando a richiamare elementi di carattere culturale e identitario, attraverso i simboli araldici. Similmente a quanto avvenuto nel 1926 e nel 1962 con il cavallo inalberato, la società partenopea, alla vigilia della stagione 1969-1970, intervenne sul proprio emblema – che assunse nuove connotazioni – mutuando un altro dei simboli storici legati alla città. I Romani inventarono un nuovo genere, la pittura trionfale, da cui derivò la rappresentazione di episodi «storici», sconosciuta ai Greci. Il nuovo emblema adottato dalla dirigenza della compagine partenopea aveva una forma circolare, molto semplice, ed era contraddistinto da una «N» maiuscola con grazie, riprodotta in oro, collocata su fondo azzurro, bordato d’oro: la sola iniziale del nome del club, ma anche della città, dunque, assurse al rango di stemma. Poseidone uscì sconfitto dalla sfida.
La prima di esse fa riferimento al mito greco della creazione di ulivo e cavallo e alla sfida che contrappose Atena e Poseidone per la concessione dell’Attica da parte di Zeus. Siffatta configurazione dello stemma è stata soggetta, nel tempo, a più di un restyling, cha ha apportato variazioni non sostanziali: tali cambiamenti, spesso blandi, vanno a contrapporsi a versioni dell’emblema che, radicalmente, si discostavano da quello che diverrà il logo di riferimento del club partenopeo. Qui di seguito è riportata la lista dei calciatori italiani del Novara convocati in nazionale maggiore (anche nota come Nazionale A) per incontri ufficiali dal 1920 a oggi mentre militavano nel club piemontese. L’adozione del cavallo per rappresentare il club partenopeo traslò, nel mondo del calcio, un simbolo, sin dall’antichità, connesso, per ragioni storiche, quando non leggendarie, alla città di Napoli. Emblemi di forma circolare erano già stati adottati dal Naples e dall’Internazionale Napoli, i due club progenitori dell’odierno Napoli. Allorquando Naples e Internazionale confluirono nell’Internaples, emblema del riunificato club divenne un rombo azzurro – colore predominante delle nuove casacche – bordato di bianco; all’interno della bordura, in oro, compariva la scritta UNIONE SPORTIVA INTERNAPLES, con la «N» contenuta nel nome Internaples collocata, in posizione verticale, in corrispondenza dell’angolo basso della figura geometrica; mentre, al centro dello stemma, sempre in oro, era posizionata la sigla USI, le cui lettere erano sovrapposte ed elegantemente intrecciate tra loro.
Al riguardo, è interessante evidenziare che, già nel 1922, i calciatori dell’Internaples erano detti «poulains», ovvero puledri. A cavallo tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta, il Napoli utilizzò uno stemma detto «a botte», ovvero uno scudo ovale tagliato alle estremità inferiore e superiore. La seconda ipotesi è connessa al culto dei Dioscuri Castore e Polluce, molto diffuso nell’antica Neapolis e in Magna Grecia: il primo degli eroici gemelli, infatti, era, secondo il mito, un domatore di cavalli. Ritornando a una analisi prettamente araldica, è opportuno rilevare che la figura del cavallo caratterizzò gli stemmi dei sedili cittadini di Nilo e di Capuana, aspetto, questo, evidenziato anche dal Summonte. In Magna Grecia, gli antichi neapolitani, però, per dimostrare la loro vicinanza al dio del mare, avrebbero scelto il cavallo come propria insegna. Nel frattempo, la sperimentazione di nuove soluzioni tecniche per le biciclette Opel proseguì, ma fu solo nel 1899 che la Casa di Rüsselsheim presentò la cosiddetta Kettenlos («senza catena» in tedesco). Il cavallo, però, non scomparve del tutto dal sistema iconografico del Napoli, ma, declinato nel cosiddetto «ciuccio», ne divenne la mascotte. Il Summonte, inoltre, sottolinea che la figura equestre fosse stata forgiata in modo da comparire sfrenata e, al riguardo, cita un episodio, molto probabilmente privo di fondamento, che avrebbe avuto luogo quando Corrado IV riprese il controllo di Napoli che si era ribellata alla Corona: il sovrano avrebbe fatto apporre freno e briglie al cavallo, a voler simboleggiare il proprio dominio sulla città e sull’indomito e recalcitrante popolo napoletano.
Nel 1926, l’assemblea dei soci dell’Internaples deliberò il cambio di denominazione del club, che mutò in Associazione Calcio Napoli. Nel 1964, in virtù della variazione di forma giuridica, dall’associazione alla società di capitali, fu deliberato un altro cambio di denominazione in Società Sportiva Calcio Napoli: giocoforza, anche lo stemma del club mutò ancora una volta. Nel settembre 1994 fece il suo esordio sulla panchina lusitana António Oliveira. Il primo inno del Foggia, senza titolo, è stato creato dai tifosi foggiani nel 1930, ed era cantato da questi ultimi allo stadio per incitare i giocatori. Per due decenni, abbiamo mantenuto un livello di qualità imbattibile nel nostro gioco, facendo scorta dello stesso prodotto di qualità che i tuoi giocatori preferiti indossano sul campo. Le magliette utilizzate nel calcio sono solitamente realizzate in poliestere, così da evitare d’intrappolare il sudore. I suoi colori sociali sono il rosso e il blu, mentre il suo simbolo è l’aquila.
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